venerdì 15 novembre 2013

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Quando muore qualcuno, tutte le volte che un amico sbaglia sapendo di sbagliare ma decide di farlo ugualmente. Spesso non c’è nulla da fare se non rimanere in silenzio. Quando una persona piange, ogni volta che ci fanno un torto e lo hanno capito e non serve aggiungere altro. Un’amica incinta quando ha voglia di fumare una sigaretta e lo fa, il professore con la patta slacciata mentre fa lezione, qualcuno che ci provoca per cercare uno scontro, il tuo capo che fa un commento razzista e lasci perdere. Un tramonto in barca sulla laguna, i titoli di coda di un film quando ancora ho il nodo in gola, incontrare qualcuno che una volta è stato molto vicino e che ha deciso di non parlarmi più. Durante un viaggio in treno o alla fermata del tram, il vicino che racconta i fatti degli altri, l’anziano in autobus che si lamenta dell’immigrato, un amico quando parla troppo, un amico quando non riesce a dire. Ogni volta che non si ha nulla da aggiungere. Quando qualcuno sta male e non c’è nulla da fare, non ci sono pezze da mettere o aiuti da dare, basta esserci, senza aggiungere nulla. Mentre si corre, tutte le volte che il contesto fa da sè e le parole sono accessorie.

Tacere, al massimo sorridere. Restare, senza togliere i peli dal bavero della giacca, senza abbassare lo sguardo o fare una battuta incongrua. Solidi, sicuri. Tacere. Al massimo sorridere, ma niente di più

(grazie ad Alice di Edp e anche alle sue foto )

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